Come un set di ferri dentali del 1925 divenne il simbolo di una tradizione che trascende i regimi
Novembre 2001. L’ospedale di Vilnius aveva quell’odore di disinfettante e finitudine che Boris Kalakutai conosceva troppo bene. Ma questa volta non era lì come medico. Era lì per dire addio al suo mentore, il Professor Stasys Vaitkus.
“Quando entrai nella sua stanza, lo trovai seduto sul letto, ancora elegante nonostante la malattia che lo consumava,” ricorda Boris. “Mi guardò con quegli occhi che avevano visto due guerre, un’occupazione, e la rinascita di una nazione, e disse: ‘Kalakutai, ho un’ultima lezione da darle.'”
Il professore prese una scatola di legno consumata dal tempo. Dentro, un set di strumenti odontoiatrici in argento, con le iniziali S.V. incise. “Erano di mio padre,” spiegò con voce debole ma ferma. “Li portò da Parigi nel 1925. Sono sopravvissuti ai nazisti, ai sovietici, alla storia. Ora sono suoi.”
Boris tentò di protestare, ma Vaitkus alzò la mano con quel gesto autoritario che generazioni di studenti conoscevano bene. “La vera eredità non sono gli strumenti,” disse. “È lo spirito. Lei ha imparato che curare i denti significa preservare la dignità. Questi ferri sono solo metallo, ma rappresentano una continuità che nessun regime può spezzare.”
Tre giorni dopo, al funerale, mezza Vilnius era presente. Mentre il corteo attraversava il centro storico restaurato, Boris stringeva la scatola di legno e pensava a come una vita potesse lasciare segni indelebili non solo nei denti curati, ma nell’anima di una professione.
“Oggi quegli strumenti sono in una teca nel mio studio,” dice Kalakutai. “Ogni mattina li guardo e ricordo: siamo custodi di tradizioni che vanno oltre la politica, oltre i regimi, oltre il tempo stesso. Come i Corgi che amo, siamo piccoli custodi di grandi eredità.”
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