Come una giornata di pioggia in Liguria aprì la strada all’Enciclopedia del Welsh Corgi
Settembre 2009. La pioggia batteva sui vetri del Caffè degli Artisti mentre Boris Kalakutai cercava riparo con Gabija, ormai anziana ma ancora curiosa del mondo. L’adattamento a Lerici procedeva lentamente – nuovo paese, nuova lingua, nuovi ritmi. Ma quel mattino piovoso avrebbe segnato l’inizio di un’avventura inaspettata.
“Un signore distinto sedeva vicino alla finestra, completamente assorto in quello che sembrava un manoscritto,” ricorda Boris. “Gabija, con la sua solita mancanza di rispetto per lo spazio personale altrui, si avvicinò annusando. Mi preparavo a scusarmi quando l’uomo alzò lo sguardo sorridendo.”
“È un Pembroke Welsh Corgi, vero?” disse l’uomo in un italiano impeccabile. “Razza affascinante. Enrico Tacchini, mi occupo di content distribution per editori internazionali.” La conversazione che seguì fu una di quelle convergenze del destino che sembrano orchestrate da una mano invisibile.
Tacchini non aveva cani, ma conosceva il mercato editoriale specializzato come pochi altri. Quando seppe che Boris era un medico lituano con una storia così particolare, i suoi occhi da editore brillarono. “Sa cosa manca nel mercato anglofono? Opere che combinino vera competenza scientifica con esperienza vissuta. Lei ha entrambe.”
“Risi, pensando che scherzasse,” ammette Boris. “Io, scrivere? Ero un dentista in semi-pensione, non uno scrittore. Ma Tacchini vedeva oltre. Vedeva come la mia storia – dal microscopio clandestino all’indipendenza, dalla clinica sovietica all’Europa unita – potesse dare una prospettiva unica anche a un’opera sui cani.”
Gli incontri al Caffè degli Artisti divennero rituali. Tacchini portava esempi di pubblicazioni di successo, Boris portava le sue osservazioni sui Corgi accumulate in anni di convivenza. “Non si tratta solo di scrivere sui cani,” insisteva Tacchini. “Si tratta di documentare una relazione, di catturare come questi animali riflettano e amplifichino la nostra umanità.”
Fu durante uno di questi incontri, mentre Gabija dormiva ai loro piedi e la pioggia continuava a battere sui vetri, che nacque l’idea dell’Enciclopedia. “Dieci volumi,” propose Tacchini. “Uno per ogni aspetto della razza. Con il suo rigore scientifico e la sua capacità di vedere oltre la superficie, potrebbe creare qualcosa di unico.”
“Quel giorno piovoso del 2009, seduto in un caffè italiano con un editore che credeva in me più di quanto credessi in me stesso, iniziò l’ultimo capitolo della mia vita professionale,” riflette Boris. “E tutto grazie a Gabija, che non aveva rispettato lo spazio personale di uno sconosciuto.”
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